José Rodrigues de Araujo: «Gli altri usano la forbice per tagliare, io per unire»
Seringueiro, una vita nella riserva a incidere gli alberi da lattice
Una giornata in una «estrada de siringa», dove si svolge la stessa attività degli emigranti di fine '800
CUMARI - La giornata di Josè Rodrigues de Araujo inizia alla 5 di mattina, più o meno un'ora prima dell'alba. Esce da solo da Cumari, centro di tre case di legno che si trova nella riserva Chico Mendes, nella zona della foresta amazzonica al confine con Perù e Boliva, quando è buio fitto. Con una torcia fatta con gli scarti del lattice, illumina la sua "estrada de seringa", un giro di sentieri nella foresta di circa 20 km, che lo attende ogni giorno. Sono più o meno 130 gli alberi che deve incidere per tornare poi nel pomeriggio a raccogliere il liquido bianco che queste piante secernono dai tagli . José è un seringueiro, come le centinaia di altri che abitano con le loro famiglie case separate anche da trenta km una d'altra. Ha in concessione d'uso circa 300 ettari, nei quali si è ricavato la sua "estrada de siringa". Rientra verso le 11 di mattina, pranza e poi verso la una riprende il giro per svuotare i contenitori di lattice che nel frattempo si sono riempiti. Poi a casa, fino a quando c'è luce, produce la "foglia defumigada", un rettangolo di lattice solidificato naturale, che sul mercato vale circa cinque real, un po' più di due euro. In una giornata buona ne riesce a fare circa otto chili. Vive con moglie e tre figli, due piccoli e uno di 17 anni, enorme, nel mezzo della foresta; la zona nella quale ha tagliato gli alberi è solo quella necessaria alla casa e alla coltivazione di manioca e riso. Per arrivare qui si parte dalla cittadina di Assis do Brasil. Si fanno prima 16 chilometri di strada sterrata "abbastanza" buona fino a San Pedro, un gruppo di cinque capanne tra cui una più grossa adibita a scuola, che segna l’ingresso nell'area della foresta protetta. Poi si prosegue su una pista che, nella stagione secca, come questa, è un fiume di polvere, mentre in quella delle piogge diventa un fiume vero, non più percorribile. Ogni anno i trattori la devono rifare.
A un chilometro c'è la casa di un'altra famiglia di seringueiro, quella dei cugini di Josè – sono quasi sempre imparentati da queste parti - Francisco e Celita de Araujo, e dei loro due figli, che sono già abbastanza grandi per fare anche loro la loro "estrada della siringa" quotidiana e badare a nove mucche. Loro sono un po' il centro della zona, perché a 200 metri dalla loro casa c'è un capannone che dalle quattro alle otto di sera ospita 16 alunni - dai 16 ai 41 anni - che frequentano la scuola secondaria. Arrivano qui dalle case di questa parte della riserva. «Ogni settimana, oltre agli alunni – spiega Celita – qui da noi si fermano decine di persone di passaggio». L'uso tra i seringueiro è questo. Chi è in transito, sui camion che vanno sulla pista principale, oppure a cavallo o a piedi, ha diritto di ospitalità: vitto e alloggio per i residenti della foresta è garantito. «Quando siamo noi ad aver bisogno sappiamo di poterci fermare nella casa più vicino dove ci troviamo» spiega Celita. Sembrerebbe una vita stanziale, vista la fatica che si fa a muoversi tra i sentieri della foresta, ma non lo è. Tra i seringueiro c'è uno scambio frequente: di materiali, di attrezzi, di animali o anche semplicemente di visite. Due alunne che abitano a cinque ore di cammino dalla scuola, per esempio, si fermano nella casa degli Aurajo dal lunedì al venerdì. Si portano un po' di roba da mangiare ma per il resto sono ospiti fisse al tavolo di Francisco e Celita. Poi ci sono i passanti. Il menù del resto è fisso, almeno quello visto in tre giorni: riso, fagioli e pollo. I collegamenti con il resto del mondo non esistono, ma se c'è un’emergenza, a sei chilometri, c’è una famiglia che ha il collegamento radio e un elicottero arriva, quasi sempre in tempo.
Quando iniziano le piogge verso ottobre, la strada non è più praticabile. Ci si sposta solo a piedi: in cinque ore e mezzo si torna ad Assis du Brasil. Meno per chi ha un cavallo, ma le due famiglie visitate non sono tra questi fortunati. Poi c'è anche qualche seringueiro che ogni tanto sfreccia su una moto da cross, ma per ora sono un altro pianeta. La speranza per chi vive da queste parti è quella di riuscire a sfruttare meglio il lattice e di doversi dedicare meno ad agricoltura e ad allevamento. La raccolta e la lavorazione di questo latte bianco delle piante era l'attività degli emigranti arrivati qui dal Nord Est, i primi alla fine dell'800, gli altri in ondate successive e i loro discendenti, come Francisco e Rodrigo, sono riusciti a non svolgerla più in condizioni di schiavitù come accadeva ancora al tempo dei loro padri. In qualche caso l'hanno anche trasformata in attività artigianale, con la produzione di scarpe di gomma e altri oggetti per l’uso domestico, che attendono ora il sostegno di chi vive fuori dalla foresta. Per ora arriva da associazioni come il Wwf, che in questa zona ha collaborato con le attività dei seringueiro sin dall'inizio della creazione della riserva Chico Mendes, nata nel 1999.
Josè, soprannominato il "professore", perché gli altri seringueiro gli riconoscono un'abilità unica nella preparazione del lattice, mentre lavora con la forbice alla fattura di un bandiera di gomma con il tricolore, in onore di una visita che da queste parti non è frequente, osserva: Gli altri usano la forbice per tagliare, io per unire.
Fonte: Corriere.it (di Stefano Rodi)