Teatro dell’ElfoMORTE DI UN COMMESSO VIAGGIATORE Elio De Capitani: Premio Hystrio 2014 all’interpretazione di Arthur Millertraduzione Masolino d’Amicoregia Elio De Capitanicon Elio De Capitani | Cristina Crippa | Angelo Di Genio

| Marco Bonadei | Federico Vanni | Andrea Germani | Gabriele Calindri | Alice Redini | Vincenzo Zampa | Marta Pizzigalloscene e costumi Carlo Salaluci Michele Cegliasuono Giuseppe Marzoli Perché si fallisce dove si è puntato di più, nei figli, nell’averli addestrati a una guerra che non sono pronti a combattere: la guerra del fare le scarpe al prossimo,dell’arrivare primi nella vita, il sogno di svoltare una volta per tutte.Elio De Capitani, note di regia “Costruito inizialmente sul ricordo di mio zio - spiegava Arthur Miller - il personaggio di Willy Loman, il protagonista di Morte di un commesso viaggiatore, s’impadronì velocemente della mia immaginazione e divenne qualcosa che non era mai esistito prima: un commesso viaggiatore con i piedi sui gradini della metropolitana e la testa nelle stelle”. Un’immagine che racconta la grandezza di questo personaggio, figura tragica di uomo comune nel quale potrebbe riconoscersi chiunque, nell’America del dopoguerra come oggi.Miller racconta gli ultimi due giorni di vita di un commesso viaggiatore, prima del suo suicidio, riuscendo a mettere in luce, oltre alla precarietà della sua condizione socio-economica - che oggi appare ancora di grande attualità - il dramma di un fallimento esistenziale. Brillante venditore dalla lingua sciolta, che ha fondato la sua vita sulla rincorsa del successo personale e professionale e sull’aspirazione alla “popolarità” per sé e per i propri figli, Loman si ritrova escluso dal ‘sogno americano’: a 63 anni non riesce più a piazzare la merce, non regge più la fatica dei lunghi viaggi attraverso l’America (che un tempo avevano per lui il sapore dell’avventura e della conquista).Soprattutto non riesce più a illudersi e illudere, vede sgretolarsi il castello di grandi sogni e piccole bugie che ha faticosamente costruito. Nei figli Biff e Happy ha alimentato le stesse illusioni, proiettando su di loro aspettative e fallimenti, fino a minarne l’equilibrio e la felicità. Ormai incapace di stare nella realtà, Willy non distingue più tra presente e passato, sogni e ricordi, tra quanto si agita nella sua testa (il titolo avrebbe ovuto essere proprio The inside of his head) e la vita vera. Per mettere in scena questo groviglio di emozioni, Arthur Miller sceglie una via totalmente innovativa: tutto quello che “accade” nella mente di Willy, viene messo concretamente in scena, senza distinzioni tra flashback, ricordi o visioni future.La regia e l’interpretazione di De Capitani seguono questa strada, come anche la scena di Carlo Sala che non individua luoghi deputati, ma ridisegna il palco con una parete obliqua, da cui emergono pochi elementi e arredi, per definire uno spazio (e un tempo) che è mentale e fisico, dentro e fuori, presente e passato.