Balletto di RomaLO SCHIACCIANOCI nuova ideazione, drammaturgia e coreografia Massimiliano Volpinimusica Pëtr Il’ič Čajkovskijscene e costumi Erika Carretta maitre Anna Maneslight designer Emanuele De Mariaproduzione Balletto di Romadirezione generale Luciano

Carratoni direzione artistica Francesca Magnini Non è Natale senza Lo Schiaccianoci ma, si sa, non è Natale solo dove splende la luce.Il Balletto di Roma celebra un balletto che è una tra le più popolari composizioni della tradizione romantica russa, ridimensionando la misura dello sfarzo per dare valore al “dietro le quinte” del giorno più amato da tutti i bambini. La rilettura del coreografo Massimiliano Volpini ribalta l’ambientazione originale del primo atto, sostituendo alla ricca e festosa Casa Stahlbaum, la strada di un’immaginaria periferia metropolitana: qui, senzatetto e ribelli senza fortuna vivono come comunità di invisibili, adattandosi agli stenti della quotidianità e agli scarti della città. Nessun pupazzo o soldatino, ma solo un principe, il Fuggitivo e la sua amata: i due giovani temerari tenteranno il grande salto oltre il muro e affronteranno bande di uomini oscuri, vigilanti di rivoluzionari tumulti. La tradizionale ‘battaglia dei topi’ si trasformerà in un cruento scontro di strada il cui esito sarà l’evasione del Fuggitivo e la salvezza di Clara. Il secondo atto riaggancia ambientazioni e personaggi della tradizione, in un viaggio tra danze di mondo e personaggi bizzarri, un incanto che cancellerà per un attimo gli incubi grigi di una vita nell’ombra. La magia non durerà tuttavia per sempre e sul finale Clara, pur tentando davvero la fuga da quel luogo, tornerà ad osservare il muro della sua prigionia con la consapevolezza di un’impossibile liberazione: dall’altra parte continueranno a vivere gli invisibili, pezzi mancanti di un’umanità irrisolta. Ma cosa rappresenta davvero la festività nella contemporaneità? Volpini l’ha voluta immaginare come una Pandora dei tempi moderni, sorpresa a scoperchiare un grande vaso di verità. Il suo Schiaccianoci è uno stimolo ecologico a riflettere sulla condizione delle persone-rifiuto, sullo smarrimento d’identità sociale e sui mille volti del nostro “essere”; se ci si arrende all’idea che questa entità sia unica e immutabile, infatti, si rischia di “ammalarsi” di noia, insoddisfazione e apatia. Quest’opera fa pensare che in tutti noi si possa sempre nascondere una piacevole sorpresa e che è importante coltivare i sogni custoditi in fondo ai cassetti perché potrebbero rivelarsi meravigliosi progetti di vita nuova.