E’ risaputo che gli Egiziani non usavano una scrittura alfabetica ma si serviano di segni verbali o ideogrammi, di segni fonetici e di determinativi.
Come abbiam avuto modo di vedere la loro scrittura ha un aspetto pittografico: una serie di disegni più o meno stilizzati ma apparentemente ognuno raffigurante qualche cosa, una persona, un animale o un oggetto. La complicazione di questi segni aveva determinato, però, una loro semplificazione che rendeva la scrittura più spedita e facile. Questa forma era solitamente utilizzata sui papiri, mentre la prima descritta era utilizzata esclusivamente sui monumenti come pareti di templi, tombe, stele o statue. La prima forma veniva chiamata Geroglifica (che in greco significa “segni sacri”); La forma utilizzata per scrivere su papiro era la Demotica (scrittura comune al popolo). Questi due tipi di scrittura rimasero in uso fino ai primi secoli dopo Cristo.Dobbiamo l’identificazione della scrittura Egizia a Jean Francois Champillion, nato a Figeac (Delfinato) il 23 dicembre 1790. Egli, studiando sotto la guida del fratello, già ad undici anni conosceva bene il greco e il latino. Poi fu la volta dell’arabo, del siriaco, del caldeo e del copto. Champillion è sempre stato affascinato dal misterioso mondo egiziano, e ciò anche grazie al celebre matematico e fisico Fourier. Nel 1807, con un lavoro con l’Egitto Sotto I Faraoni, divenne (a soli 17 anni) membro dell’Accademia di Grenoble. Si trasferisce successivamente a Parigi dove studia il persiano e il sanscrito. Quando si sente abbastanza preparato incomincia lo studio dell’antico egiziano, dei geroglifici. Il 27 Settembre 1822 con la Lettre a M. Dacier relative all’Alphabet Des Hièroglyphe phonètiques comunica all’Accademia di Parigi di esser riuscito a decifrare i geroglifici egiziani.
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