Abbiamo incontrato Simone Massi e Julia Gromskaya, compagni nella vita

e nell’animazione, presenti con i loro lavori alla 50° edizione della Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro. Simone MassiIn cosa consistono le tue animazioni?E’ difficile dirlo in breve, si potrebbe dire in sintesi che le mie animazioni sono dei piccoli viaggi nel nostro passato, in una memoria che è legata fortemente alla civiltà contadina, alla migrazione e alla resistenza. E’ un tentativo di fare poesia, cosa che, nel cinema di animazione, è stato fatto pochissimo o quasi mai dato che è sempre stato visto come un intrattenimento per bambini e l’incursione poetica che è stata effettuata in tutte le altre arti raramente è stata compiuta nel campo dell’animazione.Cosa è stato detto delle tue opere che ti ha stupito di più?In realtà, in tanti anni che sono usciti articoli ed è stato scritto sul mio lavoro, le reazioni fortunatamente sono sempre state molto positive; che io ricordi non ho mai ricevuto critiche – anche se arriveranno, è inevitabile – e c’è stata sempre una grande tolleranza nei confronti del mio lavoro. Ogni tanto vengono fuori delle inezie dovute al fatto che in Italia, ma anche forse non solo in Italia, tendiamo a fare il ‘compitino’, quindi a prendere informazioni tramite il copia-e-incolla su internet. E’ capitato per esempio che qualcuno abbia scritto su una rivista specializzata di cinema che la tecnica da me utilizzata ultimamente, quella dei graffi, era stata copiata da un’animatrice portoghese, Regina Pessoa – che peraltro è una mia amica – e questa è una solenne cavolata. Però sono cose che capitano: la conoscenza che c’è in Italia del mondo dell’animazione rasenta lo zero, e quindi ogni tanto esce fuori il sapientino che vede due immagini simili e afferma senza pensarci che è stato l’italiano a copiare. Siamo esterofili, e spesso non ci esentiamo dalla critica indiscriminata ai danni dei nostri connazionali.Come è avvenuto l’incontro con l’animazione?E’ avvenuto per caso. Sono stato per tanti anni operaio in fabbrica, non avevo mai studiato e mi piaceva disegnare da sempre, fin da quando ero bambino. E’ successo che sono stato licenziato dalla fabbrica e non avendo molta scelta ho tentato di far diventare un mestiere quella che era la passione di una vita. Ho la fortuna di abitare vicino a Urbino, dove si trova nella scuola d’arte la sezione di cinema d’animazione più antica d’Italia. Chiusa l’esperienza della fabbrica ho quindi tentato qualcosa di nuovo, ma senza grandi punti di riferimento: venendo da una famiglia operaia è stato difficile per me avere qualcuno vicino che mi consigliasse o mi sostenesse. E’ stata una scelta fortuita, e una volta che sono entrato nella scuola ho cominciato a disegnare seriamente tentando di mantenere la posizione come potevo, senza arretrare ma difendendo quello che avevo cercato voluto e ottenuto. E soprattutto provando a fare anche qualche passo in avanti, perché – come sanno in tanti ma vale la pena ribadire – fare cinema d’animazione in Italia è un’impresa difficile: non ci sono fondi, non c’è attenzione, non c’è un mercato, non ci sono festival specializzati. Mano mano che gli anni passavano mi rendevo sempre più conto che il difficile non era fare animazione, ma farla sul lungo periodo.E quindi, il futuro?Progetti ce ne sono sempre, bisogna però saper distinguere quelli che sono i progetti, i sogni, le idee e quella che è la realtà. Direi, esagerando di proposito, che fare cinema d’animazione in Italia è un gesto di eroismo, e chi ci ha provato lo sa. Ma anche per via della mia provenienza operaia, che mi ha fornito di una formazione semplice e concreta, provo a realizzare i miei sogni sapendo bene che spesso posso non riuscirci: non sarà a causa della mia volontà ma a causa di difficoltà esterne. Julia GromskayaChe cosa hanno in comune e in cosa differiscono le tue animazioni da quelle di Simone?Probabilmente la cosa che abbiamo in comune è la grande sensibilità nei confronti del mondo, degli animali, degli affetti. Esprimiamo però le nostre idee in modo diverso: lui usa il bianco e nero, io invece vedo il mondo in tutti i colori, lavoro quindi con la pittura in acrilici e tempera. Non riesco a immaginare le mie animazioni senza colori.Sembra che condividiate alcuni temi, come per esempio la componente contadina… Penso che io sia stata molto influenzata dalla mia permanenza in Italia: viviamo in campagna e mi piace la natura, per questo ho cercato di dare posto a questi elementi nei miei cortometraggi. Mi piace in particolare il paesaggio marchigiano, le colline, le balle di fieno, elementi che ho infatti inserito nel mio film d’animazione ‘Fiumana”. E poi il tema dell’infanzia: cerco sempre di fare posto ai miei ricordi di bambina nei miei lavori.Quanto c’è della tua infanzia nelle tue opere?In ogni mio film è presente, a volte a livello inconscio, instintivo, un ricordo di quel periodo.Tu e Simone lavorate insieme da anni. Avete mai pensato di realizzare qualcosa a quattro mani?Sinceramente no, ognuno cerca di fare i propri film. Ci aiutiamo però, consigliandoci e scambiandoci pensieri e opinioni. Ma ognuno ha la propria strada da percorrere.