Fare pronostici è di per sè un compito ingrato. Ma

mai come questa volta, alla vigilia della cerimonia di premiazione di Cannes 67, l’incertezza regna sovrana. In una selezione complessivamente meno potente della precedente (ma comunque di buon livello), manca un titolo capace d’imporsi nettamente sugli altri, come capitò lo scorso anno con l’Adele di Kechiche.Diversi i film che, per qualità, accoglienza e fattori non strettamente meritocratici, potrebbero ambire ad un premio importante. A giocare un ruolo decisivo, come sempre, gli equilibri della giuria, a maggior ragione in un’edizione in cui presidente è Jane Campion, una regista donna solidale con le donne e sensibile alla questione femminile. Aperta e chiusa parentesi: Jane Campion è l’unica regista nella storia ad aver vinto la Palma d’Oro, nel 1993 con Lezioni di piano. Per molti non si lascerà scappare l’occasione di incoronare un’altra collega, regalando a Cannes la seconda Palma rosa della storia. Poiché in concorso vi sono solamente due film diretti da donne, Still the Water di Naomi Kawase e Le meraviglie della nostra Alice Rohrwacher, la scelta dovrebbe rivelarsi obbligata: vincerà la Kawase. Sono film-mondo entrambi, ma quello italiano ha meno respiro internazionale e non gode dei favori della stampa straniera (ci auguriamo ovviamente di essere smentiti). Ci rifiutiamo però di pensare che la questione “di genere” sia così preponderante nelle valutazioni della giuria. Perciò la cerchia degli aspiranti alla Palma dovrebbe essere allargata ad almeno altri tre titoli: Winter Sleep di Nuri Bilge Ceylan (vincitore del Fipresci, come lo scorso anno La vie d’Adele…), Leviathan di Andrey Zvyagintsev e Mommy di Xavier Dolan, tra tutti quelli maggiormente caldeggiati dalla critica e sui quali si stanno concentrando i rumors dell’ultima ora. Ovviamente la vittoria di uno di questi aprirebbe il solito domino dei premi “minori”, con il bilancino pronto a ricompensare i delusi. Parliamo del Grand Prix, del premio alla regia e di quello alla giuria, riconoscimenti ai quali potrebbero ambire di diritto anche Clouds of Sils Maria di Olivier Assayas, Deux Jours, Une nuit dei fratelli Dardenne e Mr.Turner di Mike Leigh. Attenzione anche al sorpresone Godard che, a 84 anni, non solo ha regalato al concorso l’opera più folle e irriverente, ma che qui, sulla Croisette, non ha mai vinto nulla. Capitolo attori: mentre la scelta tra gli uomini pare ridursi a due nomi – Steve Carell di Foxcatcher (se non addirittura all’intero cast del film: Carell, Channing Tatum e Mark Ruffalo) e Timothy Spall di Mr. Turner, con Haluk Bilginer pronto a inserirsi nella contesa nel caso in cui Winter Sleep non prendesse nessuno dei premi importanti – tra le donne è lotta senza quartiere: Marion Cotillard (Deux Jours, Une nuit), Juliette Binoche (Clouds of Sils Maria), Hilary Swank (The Homesman, Julianne Moore (Maps to the Stars) e Ann Dorval (Mommy), possono ambire tutte a un riconoscimento, con le prime due un po’ più favorite delle altre: la Cotillard perché ha vinto ovunque tranne qui; la Binoche perché ha messo in gioco radicalmente se stessa nel film di Assayas. Infine la sceneggiatura. Tre i titoli che dovrebbero a buon diritto sperare: Clouds of Sils maria, Deux Jours, Une nuit e Mr. Turner.