Foto di Savino Paolella La serie Milano-Siena ha messo a fuoco tutti i difetti e le anomalie di una squadra che doveva dominare il campionato. Troppo egoismo, che non si traduce solamente

in tiri affrettati, ma specialmente nella mancanza di sacrificio difensivo. La fatica difensiva, anche se spesso non è notata dai tifosi, è l'anima di una squadra. Moss è stato dominante nella serie non perché ha realizzato 30 punti o più, ma perché ha ingabbiato le guardie milanesi pressandole dal primo all'ultimo minuto. A Varese si è ripetuto, offuscando le idee di un altro Green. Milano non annovera un giocatore, dicasi uno, propenso a sacrificarsi nella sua metà campo a discapito dell'attacco. Poca propensione a passare la palla; se tutti toccano la palla correre in difesa diventa più facile e tutti i giocatori acquistano la sicurezza indispensabile per prendere iniziative in attacco. I centri potevano essere dominanti ma non sono mai stati serviti nella posizione corretta e con la tempistica giusta. Le guardie hanno sempre pensato al tiro e mai al passaggio dentro l'area. Poco gioco di transizione, le guardie hanno spinto molto poco e hanno creato poche situazioni di soprannumero a difesa non schierata. Difesa approssimativa e molle. Tutti battuti in modo irrisorio nell'uno contro uno. I tagli dal lato debole sono stati una costante negativa di tutta la stagione e Siena nell'ultima partita ha evidenziato in modo macroscopico questa deficienza tecnica. Mancanza dell'uomo dell'ultimo attacco e tanti giocatori ma nessun leader vero, che non deve essere solo quello dell'ultimo tiro, ma deve essere il giocatore che gestisce in modo carismatico l'ultima azione. La poca organizzazione difensiva di squadra si notava in modo eclatante nella pressoché totale mancanza di aiuti e tagliafuori. In sintesi: anarchia difensiva. Raramente la difesa Olimpia è stata in grado di cambiare il corso di un match. Mai un moto di aggressività, mai un'azione intimidatoria: sempre le stesse espressioni amorfe. L'attacco, basato troppo su soluzioni individuali e uno contro uno, è stato spesso contenuto facilmente dagli avversari con degli adeguamenti dal lato debole. Troppe forzature, troppi salvatori della patria e poco gioco di squadra con poca propensione a passarsi la palla. Praticamente assente il penetra e scarica per liberare i compagni. Assenza di valide alternative in difesa; quasi sempre a uomo e qualche rarissima volta a zona, che però non ha mai prodotto risultati di rilievo perché usata in modo conservativo. Incompatibilità di giocatori e troppi doppioni che non hanno saputo anteporre l'interesse della squadra ai propri. Il punto dolente di questa squadra era la mancanza di CUORE. Non è una statistica e neppure un giocatore da comprare, ma è una caratteristica vincente che questa formazione non aveva nel suo DNA. Belli senz'anima. Consigli per gli acquisti: uomini veri e non figurine Monito per i giocatori che resteranno e che arriveranno: Giorgio Armani merita molto di più, non deludetelo ancora. Buona Pallacanestro a tutti Carlo Fabbricatore