"È ciò che resta nel fondo del barile dopo i procedimenti di raffinazione del petrolio, ed è un concentro delle sostanza più pericolose composte come mercurio, cadmio, nichel e cromo. Queste

sostanze ne mantengono le capacità combustibili e, per questo, viene utilizzato oggi nella centrale di Gela. È evidente che poi queste sostanze cancerogene verranno riversate poi nell'atmosfera con i fumi emessi dagli impianti". La spiegazione, chiara e lineare è del professor Enzo Parisi di Legambiente Sicilia che, riguardo il l'utilizzo del pet-coke nelle centrali, non ha dubbi, sostenendo che sarebbe bene invece di bruciarlo, di gassificarlo con un'operazione che consente di depurare i fumi e renderli meno inquinanti.