Al solito, i "lorsignori" che si illudono di diffondere il verbo tra il volgo, assurgendo a martiri della verità, tentano, ininterrottamente, di inculcare surreali distorsioni della realtà, plasmando l'opinione pubblica; disinformazione tipica degli anni della dittatura. Chi non teme nello spiattellare i fatti proprio al telefono, sostiene la doverosità dell'intercettazione, a riserva della privacy. Contrariamente chi ormai usa catalogare gli "scheletri nell'armadio", trema nell'eventualità di un'intercettazione, reputandola una sorta di spada di Damocle. I politici, atterriti dai loro "fuori- scena", hanno deciso di limitare drasticamente le intercettazioni e conseguentemente di stremare la sicurezza, già precaria, dei cittadini.
Il disegno di legge non contempla intercettazioni in caso di sequestro di persona, stupro, truffa, associazione a delinquere, ricettazione, furto , rapina, scippo, spaccio di droga al dettaglio, reati finanziari, omicidio colposo: tutti reati per i quali è lecito ,oggi, intercettare. Dopo l'impunità ai parlamentari, l'impunità ai delinquenti. Scherzi a parte, tutto ciò comporterà il dissolversi di quel minimo di controllo esercitabile sui malviventi, in maniera preventiva. Non si può porre in essere una spudorata crociata alla legalità. I lorsignori teorizzano il losco controllo di un Grande Fratello, un uomo celato dietro polverose scartoffie, in un ufficio a Palermo, tale Gioacchino Genchi, il quale con la sua inconfutabile esperienza, ha concretizzato e concretizza un ausilio tangibile a magistrati, da Falcone a De magistris, incrociando telefonate e tabulati. Converrete che le intercettazioni vanno contestualizzate, necessitano di un'interpretazione, non di una semplice lettura, alla quale si può attingere dai giornali, che passivamente ne effettuano una mera trascrizione. Premesso ciò, risulta imprescindibile la figura di Genchi, al quale si contesta il possesso di un fantomatico archivio segreto, talmente segreto da essere inesistente, di fronte al quale ogni italiano, sgomento, dovrebbe sentirsi violanto, privato di libertà sostanziali. Gli accertamenti di Genchi, eseguiti su mandato della procura, erano finalizzati alla risoluzione di processi di camorra, 'ndrangheta, mafia, omicidi di vario stampo e quant'altro. Ma nonostante ciò, dopo aver infangato l'operato di un uomo, un fautore della giustizia, nei confronti del quale manifestare una gratitudine incondizionata, accusandolo di abuso d'ufficio e violazione della privacy, i goveranti, così sospettosamente rispettosi della sfera privata degli italiani, hanno ben meditato di attuare un'opera di censura sovietica.
Alquanto preventivabile, la carta stampata, ormai palesemente ginuflessa, che titola: " Genchi ha violato il segreto di stato", oppure " Acquisiti tabulati telefonici di non indagati ", in seguiro all'interrogatorio di Rutelli in qualità di presidente del Copasir. Lo stesso Rutelli, annesso a Saladino e all'imprenditore Romeo, ha paradossalmente torchiato un magistrato e un ex vice questore della polizia, ma niente desta più stupore.
Passiamo in rassegna il lungimirante disegno di legge, in materia di intercettazioni, mediante cui ci si beffa della magistratura. Mi spiego: il magistrato a cui viene rimesso il contenzioso, ha il dovere di astenersi nel caso in cui subentri la sua iscrizione nel registro di reato, scaturente da una denuncia, sporta da uno degli indagati; segue la sostituzione del suddetto magistrato. Viene concesso subdolamente il diritto di scelta all'imputato? Assurdo...
Il ddl oltre a cassare le intercettazioni ambientali, tollerandole solo in casi fortuiti, ossia nel momento in cui viene commesso un reato, approva l' intercattazione solo se riscontrabili "gravi indizi di colpevolezza". Non è ritenuto legittimo intercettare, avvalendosi di reali indizi di reato o evidenziando la presenza di elementi da chiarire, ma esclusivamente se affiora una comprovata colpevolezza. A rigor di logica, in presenza di colpevolezza lampante, l'intercettazione risulta superflua: si effettua un'intercettazione per avvalorare la colpevolezza di uno o più soggetti, non avendone la certezza. Auspicando che l'Italia non sia una repubblica di banane...